Sessione in piscina nel volley: sai davvero a cosa serve?

Il periodo della preparazione avanza deciso.

In queste settimane ho inserito alcune sessioni in piscina con la mia squadra e voglio esplicitare qui i motivi che mi hanno indirizzato a tale scelta.

Sfruttare l’ambiente acqua (come in modo simile l’ambiente sabbia), deve essere scelta ponderata e finalizzata all’obiettivo finale, un tassello di un puzzle che deve portare un miglioramento atteso.

COSA NON DEVI ASPETTARTI

Prima di capire l’utilità di un protocollo in acqua cerchiamo di comprendere cosa non ti devi aspettare! Alcune credenze comuni danno adito al falso mito che se salto/mi muovo su superfici dove la mobilità è ostica, una volta tornati in palestra, ambiente più favorevole, sarò più rapido e performante. Falso! Il corpo ha un’altissimo grado di specializzazione e se salti in acqua piuttosto che sulla sabbia, diventerai più bravo a saltare nei rispettivi contesti. Non c’è transfert diretto tra la resistenza che mi offre una superficie che dissipa più energia e la possibilità di migliorare sul fondo tradizionale. Gli interventi di forza, la velocità degli impulsi e le contrazioni avranno specifiche diverse e non necessariamente utili al nostro incremento di performance in quella direzione. Ma non credere a me leggi cosa dice la ricerca in merito a cosa succede sulla sabbia

ALLORA PERCHÈ SCEGLIAMO DI FARLO?

I vantaggi devono essere ben chiari per poterne fruire in modo corretto e consapevole!

Dividerei la questione in caratteristiche METODOLOGICHE E LOGISTICHE 

METODOLOGICHE

  1. Atterraggi: Sappiamo bene che nell’ambiente acquatico il corpo è più leggero (non entriamo in tecnicismi che ci porterebbero lontano dal cuore del problema) e sfruttare bene questa caratteristica è funzionale alla progressione dei carichi, in particolare alla sollecitazione delle articolazioni nelle ricadute dai salti. Iniziare saltando in acqua (o su sabbia con caratteristiche diverse ma paragonabili) è utile non tanto per la fase propulsiva quanto per quella di atterraggio.
  2. Core stability: spostarsi in mezzo al fluido è particolarmente complesso, il corpo è soggetto a continue perturbazioni e alla costante ricerca di equilibrio. Lo stimolo richiede controllo propiocettivo delle articolazioni, pari al lavoro su superficie instabile ed è dimostrato come il core, il centro del corpo, sia massivamente coinvolto per gestire questi stimoli. Un centro solido e performante è esigenza fondamentale per ogni sportivo e di certo questo stimolo allenante contribuisce al suo adeguato sviluppo (se ti interessa il tema e vuoi approfondire ho scritto un pezzo dedicato qui).
  3. Resistenza costante: combattere la resistenza dell’acqua di certo non è facile e offre una resistenza modulabile sull’intensità in via direttamente proporzionale. Più ci muoviamo con vigore e più l’acqua si oppone. Ogni atleta, in funzione dello stato di forma, che necessariamente è instabile in questo periodo dell’anno, troverà un carico adeguato alla soggettiva condizione. Se l’atleta è più energico, si muoverà con accentuato vigore ed avrà maggiore resistenza dal fluido se invece è più affaticato, muovendosi in via più controllata, l’acqua proporrà una risposta più tenue.

LOGISTICHE 

  1. Temperatura ambientale: stare in palestra d’estate può essere provante sotto il profilo climatico: in certi casi può rappresentare l’ostacolo più arduo, più duro del allenamento stesso. L’acqua è di certo una buona opzione di compromesso.
  2. Motivazione: non è un segreto che la preparazione in particolare nella sua fase embrionale, senza gare amichevoli non è amata dalle squadre. Cambiare ambiente (almeno per qualcuno) è un buono stimolo per uscire dalla routine e fornire nuove motivazioni, senza sacrificare la funzionalità e gli obiettivi 
  3. Temperatura dell’acqua: i postumi delle sedute in sala pesi ed in palestra,  inevitabilmente lasciano i tessuti dei nostri atleti infiammati. L’acqua, più fresca della temperatura dell’aria concorre ad abbassare la temperatura corporea e, seppure come effetto indiretto, può aiutare il recupero.

PROGRAMMARE 

Centrale resta inserire al momento giusto questo stimolo. Fruibile e funzionale nella fase embrionale di preparazione al salto, una volta partita la fase gioco in palestra va centellinato ed utilizzato solo a titolo preventivo. Non controindicazioni, perché le sedute restano comunque sporadiche, ma certo sprecare energie dei nostri atleti a fronte di scarsi benefici non è opportuno. Certamente sottolineo ancora quel che ho già scritto in precedenza, e che accomuna ambiente acqua alla sabbia:  è metodologicamente scorretto pensare che superfici più difficoltose diano riscontri positivi o favoriscono il salto una volta ritornati sul terreno di gioco “canonico” 

Cose da ricordare:

  • NON aumenta la quota di salto, ma aiuta le  articolazioni in fase di atterraggio 
  • METODOLOGICAMENTE, propone carichi modulabili, incrementa la propiocezione e il core stability
  • LOGISTICAMENTE, aiuta a combattere il calore estivo, favorisce indirettamente il recupero e sostiene la motivazione degli atleti

Riflessione: 

Il più grande nemico della conoscenza non è l’ignoranza, è l’illusione della conoscenza 

 – Stephen Hawking

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